L’Intelligenza Artificiale in Sanità: tra Innovazione e Umanità

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Come si distrugge la sanità!

L’AI Act, il futuro degli ospedali e il rapporto medico-paziente: il convegno di Pisa del 13 dicembre 2024,  esplora sfide ed opportunità per una sanità più equa e inclusiva.
Per l’Ordine interviene la Presidente Cristiana Baggiani.

 

SALUTI ISTITUZIONALI, INTRODUZIONE, IA ACT

Il convegno sull’intelligenza artificiale applicata alla sanità e all’ospedale del futuro ha visto la partecipazione di importanti figure istituzionali e professionali che hanno portato contributi di grande valore, sottolineando il ruolo cruciale della tecnologia e la necessità di un approccio umano e culturale al cambiamento.
Emanuele Neri ha aperto i lavori con un intervento che ha evidenziato la natura multidisciplinare dell’evento, un momento in cui tutte le componenti dell’azienda ospedaliera si sono unite per affrontare temi cruciali.
“L’intelligenza artificiale è già parte della nostra quotidianità,” ha esordito il Dottor Cottone, facendo esempi concreti di come la tecnologia influenzi le nostre scelte, dai suggerimenti di percorsi stradali alle chatbot nei servizi quotidiani. Tuttavia, ha sottolineato un punto fondamentale: “In ambito medico dobbiamo mantenere la nostra identità. L’intelligenza artificiale manca di empatia: il paziente ha bisogno della componente umana del medico, della ‘carezza’ che fa la differenza.”
Cottone ha evidenziato come il futuro ospedale Nuovo Santa Chiara (NSC) non potrà prescindere dall’IA. La gestione dei flussi di pazienti, le operazioni robotiche sotterranee e il supporto nelle diagnosi e terapie rappresentano i cardini su cui la tecnologia interverrà.
“L’IA supporterà i medici, ma la scelta finale spetterà sempre a noi,” ha concluso augurando ai partecipanti un fruttuoso lavoro.
Il sindaco di Pisa, Michele Conti, ha portato il suo saluto ai partecipanti, ricordando l’importanza del cantiere del Nuovo Santa Chiara, un’opera destinata a rivoluzionare la sanità cittadina nei prossimi anni.
“Queste tecnologie sono la chiave del futuro, e Pisa è da sempre un centro di eccellenza in
ambito scientifico e tecnologico,” ha dichiarato.
Conti ha sottolineato la necessità di integrare l’IA con la professionalità dei medici, senza mai perdere di vista l’essenza della cura umana. Ha inoltre fatto riferimento alla tradizione accademica pisana, simbolo di un’innovazione continua che ha visto crescere competenze esportate in tutto il mondo.
“La nostra sfida sarà formare nuovi professionisti, valorizzare la telemedicina e guidare il cambiamento con la tecnologia al servizio della salute.”
Il Presidente del Consiglio Regionale, Antonio Mazzeo, ha aperto il suo intervento con un monito: l’intelligenza artificiale non è più il futuro, è il presente. “Di fronte ai cambiamenti tecnologici abbiamo due opzioni: subirli o guidarli.”
Mazzeo ha raccontato della sua recente visita a San Francisco, dove ha toccato con mano come l’IA stia già trasformando ospedali e imprese. Ha posto l’accento su due aspetti cruciali:

1. Impatto sulla prevenzione sanitaria: grazie all’IA, è possibile individuare precocemente patologie, migliorando le diagnosi e riducendo i costi della cura.
2. Cambiamento culturale: “L’intelligenza artificiale da sola non basta. Senza una riorganizzazione dei processi e un forte investimento in formazione, rischia di essere solo un costo aggiuntivo.”

Mazzeo ha evidenziato inoltre la necessità di colmare il digital divide affermando che “I poveri del futuro saranno poveri digitali, incapaci di comprendere e sfruttare la potenza dell’IA.”
La sfida richiede investimenti e una visione lungimirante, con un forte impegno nella sanità pubblica per evitare il rischio di obsolescenza delle strutture e delle competenze.
Emanuele Neri ha richiamato le parole di Geoff Hinton, informatico britannico, il quale nel 2018 dichiarò provocatoriamente che la radiologia sarebbe sparita entro cinque anni.
“Siamo ancora qui, e questo non è accaduto. Ma è vero: dobbiamo alfabetizzare e sviluppare competenze. Chi saprà usare l’intelligenza artificiale sostituirà chi non lo farà.”
Neri ha sottolineato che l’IA non è una minaccia ma un acceleratore per chi saprà adeguarsi ai cambiamenti, ponendo al centro la formazione e l’innovazione.
Il Consigliere Regionale Diego Petrucci ha offerto un significativo contributo durante la giornata di studio sull’intelligenza artificiale organizzata dall’Università di Pisa, sottolineando l’importanza della portata storica di questa nuova tecnologia. Petrucci ha evidenziato come l’intelligenza artificiale rappresenti l’inizio di una nuova era, una rivoluzione già in atto che non ha ancora confini definiti, secondo quanto emerso dalla recente missione a San Francisco.
Durante questa visita istituzionale, che ha coinvolto le più grandi aziende tecnologiche del mondo come Apple, Nvidia e OpenAI, nonché prestigiose istituzioni come Stanford University, è emerso un dato fondamentale: la salute sarà il principale ambito di sviluppo per l’intelligenza artificiale.
Petrucci ha ribadito che l’intelligenza artificiale non sostituirà l’uomo, ma agirà come un acceleratore di processi, migliorando efficienza e tempi operativi. Per rendere più concreto il concetto, ha portato l’esempio della sua esperienza come avvocato: un tempo, parte della sua giornata era dedicata a lunghe file all’ufficio postale per inviare raccomandate cartacee. Oggi, grazie alla digitalizzazione, queste attività vengono svolte in modo immediato e senza spreco di tempo.
Emanuele Neri, intervenendo con una nota di leggerezza, ha aggiunto che “quando si faceva la fila alla posta, c’era anche un po’ di attività sociale”, sottolineando il cambiamento non solo tecnologico ma anche culturale che queste innovazioni comportano.
L’intervento ha messo in luce come l’intelligenza artificiale, se utilizzata correttamente, rappresenti un’opportunità straordinaria per il progresso, in particolare nel campo della sanità, accelerando processi, migliorando le diagnosi e ottimizzando le risorse.
Infine un punto cruciale emerso è stato l’AI Act, il regolamento europeo volto a disciplinare l’uso e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, con particolare attenzione alle implicazioni che esso avrà sulla sanità pubblica e privata.
L’AI Act, presentato dalla Commissione Europea, è una normativa pionieristica che punta a creare un equilibrio tra innovazione tecnologica e tutela dei diritti fondamentali. Questo regolamento classifica i sistemi di intelligenza artificiale in base al livello di rischio, distinguendo tra:

• Rischio inaccettabile, come sistemi che violano diritti fondamentali;
• Rischio alto, inclusi dispositivi medici e strumenti diagnostici che richiedono verifiche rigorose;
• Rischio limitato e minimo, come chatbot e software di supporto decisionale.

Nella sanità, l’IA viene considerata prevalentemente ad alto rischio, poiché coinvolge la salute dei pazienti e l’efficacia delle cure. Tuttavia, l’applicazione corretta e regolamentata può portare benefici senza precedenti, migliorando la qualità dell’assistenza sanitaria.

IA NEL RAPPORTO MEDICO – PAZIENTE

L’incontro è stato moderato introducendo autorevoli voci, tra cui il professor Niccolò Amore, docente e ricercatore in diritto penale, la dottoressa Cosetta Bindi di Federconsumatori, il professor Ciro Conversano, docente di psicologia dinamica, e il professor Angelo Gemignani, direttore del dipartimento di neuroscienze dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana.
La complessità della relazione medico-paziente alla luce dell’IA. Il professor Angelo Gemignani ha aperto la discussione ponendo una riflessione di natura neuroscientifica: la relazione umana è l’interazione tra complessità cerebrali. Questa complessità è il prodotto di 86 miliardi di neuroni e delle loro connessioni, che generano dinamiche relazionali spesso inconsce e non semantiche. Proprio qui emerge il limite dell’IA: può interpretare e automatizzare processi, ma può davvero entrare nelle dimensioni più intime della sofferenza
umana? Gemignani ha definito l’IA come un “traduttore di complessità”, una potenziale guida nel comprendere la relazione tra il paziente e chi si prende cura di lui. Studi neuroscientifici dimostrano che cervelli sincronizzati nella sofferenza o nell’emozione hanno attivazioni simili, come accade per un medico che ha vissuto il dolore fisico di un paziente. Tuttavia, quando la sofferenza è mentale, le dinamiche diventano meno tangibili e la complessità cerebrale del paziente si altera, rendendo più difficile una connessione autentica.
“L’IA non è solo uno strumento tecnico,” ha sottolineato Gemignani, “ma può diventare un mezzo significativo per facilitare una dimensione di coscienza terapeutica.” La sfida è trasformare l’IA in uno strumento complementare all’uomo, capace di supportare il processo di cura senza sostituirlo.
Il professor Ciro Conversano ha rafforzato l’importanza della relazione umana nella cura, una dimensione insostituibile secondo esperienze millenarie. Conversano ha raccontato del suo incontro con sciamani in India e nell’Amazzonia, che hanno riaffermato una verità universale: la relazione umana è imprescindibile.
L’esperienza del rapporto umano è diversa dall’efficienza tecnologica. “Quando affrontiamo una diagnosi difficile o un disagio esistenziale,” ha detto Conversano, “abbiamo bisogno di qualcuno che ci ascolti, ci stia vicino e ci accompagni nella sofferenza.” L’IA, seppur capace di fornire spiegazioni precise, non possiede l’empatia e la capacità di generare fiducia che un essere umano può offrire.
Conversano ha portato un esempio personale: “Un tempo, il mio assicuratore mi rassicurava nei momenti di difficoltà. Questo valore umano è insostituibile e non può essere replicato da un’intelligenza artificiale.”
I rischi: sostituire la relazione umana con l’IA. Il confronto si è spostato su uno scenario che sta emergendo in America: piattaforme di sostegno psicologico che utilizzano IA al posto di terapeuti umani. Questa prospettiva, ha spiegato Conversano, mette in discussione i principi fondamentali della psicoterapia e, più in generale, delle relazioni di cura. La fiducia e l’empatia sono il cuore della relazione medico-paziente, così come di qualsiasi professione di aiuto.
La tecnologia non deve cancellare questa dimensione. Piuttosto, come suggerito durante la discussione, l’IA dovrebbe essere utilizzata come strumento di supporto, lasciando agli esseri umani il compito di costruire relazioni di cura autentiche.
Le questioni etiche e giuridiche. Il moderatore Luca Daddi ha sollecitato i giuristi, professor Niccolò Amore e professor Giovanni Pasceri, ad analizzare i problemi etici e legali introdotti dall’IA nei contesti di cura. La relazione medico-paziente è fondata sulla fiducia e sul consenso informato. Integrare l’IA in questo rapporto richiede nuove regole chiare per proteggere i diritti dei pazienti e garantire che la responsabilità ultima resti nelle mani del medico.
Amore e Pasceri hanno sottolineato la necessità di trasparenza: il paziente deve sempre sapere quando l’IA è coinvolta nella diagnosi o nella cura. Inoltre, la tecnologia non può sostituire il giudizio clinico del medico, che rimane il custode della relazione terapeutica.

IMPATTO DELL’IA SULLA DIVERSITÀ, EQUITÀ, INCLUSIONE

La terza parte del convegno si focalizzato su sulle differenze di genere, l’inclusione e le pari opportunità. La sessione, moderata da Antonia Casini, ha riunito esperti di diversi settori per analizzare le potenzialità e le sfide dell’IA in ambito ospedaliero.
Durante la sessione dedicata a intelligenza artificiale, accoglienza e differenze di genere all’interno del convegno sull’ospedale del futuro, la moderatrice Antonia Casini ha sottolineato l’importanza del tema trattato: garantire pari opportunità attraverso l’uso dell’innovazione
tecnologica. “Accoglienza e sicurezza” sono state identificate come parole chiave dell’ospedale del futuro, concetti che includono ogni individuo e sono alla base di un sistema sanitario equo e tecnologicamente avanzato.
La professoressa Emanuela Turillazzi, direttrice dell’Unità Operativa di Medicina Legale dell’Ospedale di Pisa, ha approfondito il tema dell’intelligenza artificiale, evidenziando i vantaggi e i rischi di questa tecnologia.

Opportunità dell’IA:

• Miglioramento dell’accesso ai servizi per le categorie marginali, come le zone isolate
o con risorse limitate.
• Diagnosi più precise e personalizzate, oltre a piani terapeutici ottimizzati.
• Riduzione dei tempi di attesa e dei costi.
• Grande potenziale nella telemedicina e nel monitoraggio dei pazienti cronici.

Tuttavia, la professoressa ha posto l’accento sui bias di genere e altre disuguaglianze che possono riflettersi nei dati su cui si addestra l’intelligenza artificiale.

Ad esempio:
• Sotto-rappresentazione delle donne nella ricerca farmacologica e nei dataset medici, con rischi di diagnosi imprecise e soluzioni non adeguate.
• Bias etnici e legati al contesto socio-economico, che possono escludere interi gruppi di pazienti.

• Problemi di accesso digitale: esistono ancora disparità nell’utilizzo di strumenti tecnologici come gli smartphone, fondamentali per monitorare condizioni sanitarie croniche.

Per contrastare questi rischi, la professoressa Turillazzi ha proposto strategie chiave:
• Educazione e formazione sull’uso etico dell’IA.
• Ampliamento dei dataset con popolazioni diversificate e bilanciate.
• Coinvolgimento delle comunità e dei pazienti nello sviluppo delle tecnologie.
• Creazione di algoritmi equi, conformi agli standard internazionali per inclusività e equità.

La dottoressa Mojgan Azadegan, dirigente medica e responsabile del Centro di Coordinamento Regionale per la Medicina di Genere, ha portato un esempio concreto delle capacità dell’IA: l’analisi di 400.000 cartelle cliniche per individuare casi sommersi di violenza sulle donne, evidenziando come la tecnologia possa essere uno strumento essenziale per scoprire situazioni non emergenti e per migliorare l’intervento clinico. Tuttavia, ha ribadito la necessità di una formazione continua del personale sanitario affinché l’IA rimanga un supporto e non si sostituisca alla relazione medico-paziente.

Cristiana Baggiani, presidente dell’ordine TSRM-PSTRP area PI-LI-GR, che racchiude ben 18 professioni tra tecniche, prevenzione e riabilitazione, nonché coordinatrice TSRM presso l’ospedale AOUP, ha sottolineato come “la peculiarità e la specificità delle professioni tecniche rendano il tema della IA ancora più sentito proprio per la loro caratteristica tecnica intrinseca.  Ha evidenziato come l’introduzione dell’intelligenza artificiale possa rappresentare un’opportunità straordinaria per ottimizzare le procedure tecniche e migliorare la qualità delle prestazioni. Tuttavia, ha anche sottolineato che “servirà più tempo per le categorie della riabilitazione, poiché queste professioni richiedono un approccio fortemente relazionale e adattativo”, che attualmente appare meno integrabile con le soluzioni basate sull’IA. Baggiani ha poi ribadito che, proprio per la natura tecnica delle professioni rappresentate, l’intelligenza artificiale dovrà essere sviluppata e adattata con particolare attenzione, per evitare che standardizzazione e automatizzazione riducano l’importanza delle competenze umane. Ha concluso il suo intervento affermando che l’implementazione di strumenti intelligenti deve essere accompagnata da una formazione adeguata al fine di preservare e valorizzare la qualità e la specificità delle diverse figure professionali coinvolte. In conclusione, questa sessione ha sottolineato che l’intelligenza artificiale è uno strumento con enormi potenzialità per il sistema sanitario, ma deve essere applicata con attenzione ai temi di equità, diversità e inclusione. La sfida principale sarà creare modelli tecnologici esenti da bias, garantendo l’umanizzazione delle cure e un approccio etico all’innovazione.

IA NELL’OSPEDALE DEL FUTURO

Durante il convegno, dedicato alla sanità del futuro, è emersa una visione chiara di come l’intelligenza artificiale (IA) e le innovazioni tecnologiche ridefiniranno il concetto di ospedale.
A partire dalla prospettiva offerta dalla realizzazione del nuovo Santa Chiara in Cisanello, che dovrebbe essere inaugurato nel 2027, il dibattito ha sottolineato come l’integrazione tra
infrastrutture moderne e tecnologie avanzate rappresenti un’opportunità senza precedenti per l’organizzazione sanitaria. Il progetto del nuovo ospedale prevede una struttura monoblocco orizzontale ispirata ai modelli tedeschi e olandesi, con un’architettura pensata per migliorare l’efficienza logistica, sia per i pazienti sia per gli operatori. La costruzione punta a superare la frammentazione attuale, organizzando gli spazi in modo più razionale e accessibile, collegando tutti gli edifici tramite una grande strada centrale.
Tuttavia, come evidenziato durante l’intervento, il cambiamento più significativo non risiede soltanto nella componente fisica, ma piuttosto nell’innovazione tecnologica, con l’IA destinata a rivoluzionare processi, diagnosi e cure. L’IA impatterà profondamente il sistema sanitario, migliorando l’efficacia delle prestazioni e ridefinendo le modalità di interazione con il paziente.
Un esempio concreto è stato offerto dalla telemedicina, che già oggi, in contesti internazionali avanzati, ha trasformato le aree ambulatoriali, mettendo in discussione la necessità di una presenza fisica costante in ospedale. È emersa l’urgenza di non ritardare
l’adozione di modelli consolidati all’estero, evitando di inseguire innovazioni ormai superate. Come sottolineato, la progettazione oculata e tempestiva delle nuove strutture permette non solo di ridurre i tempi di realizzazione, ma di rispondere in modo adeguato alle esigenze della sanità futura. La pandemia COVID-19 ha accelerato un processo di trasformazione nell’architettura sanitaria, delineando la necessità di ospedali flessibili, resilienti e “future-proof”. Secondo le
linee guida dell’OMS 2023 e gli studi del Politecnico di Milano, l’ospedale del futuro dovrà essere agile e adattabile ai cambiamenti, includendo cinque livelli di flessibilità: processi, complessi ospedalieri, edifici, unità funzionali e singole stanze. Questa struttura consentirà di
rispondere rapidamente alle emergenze e di evolversi in linea con le innovazioni tecnologiche e organizzative. La digitalizzazione rappresenta un pilastro fondamentale nella progettazione del nuovo ospedale. Ogni fase, dal management al paziente, beneficerà dell’integrazione dei sistemi digitali, semplificando processi e ottimizzando tempi. Un concetto emergente è quello del modello 2D 6P, che descrive l’ospedale come:

• Data-driven (guidato dai dati),
• Distanza (servizi erogabili in remoto),
• Preventivo,
• Personalizzato,
• Preciso,
• Predittivo,
• Partecipativo.

Questa visione futura prefigura anche una possibile evoluzione del concetto stesso di ospedale, con tecniche di cura e assistenza che potrebbero svilupparsi al di fuori della tradizionale struttura ospedaliera.

L’IA, già protagonista nella clinica, può rivoluzionare anche settori strategici dell’hospital operations e management. L’applicazione dell’intelligenza artificiale include:

1. Gestione logistica: ottimizzazione delle risorse e organizzazione dei flussi.
2. Scheduling: pianificazione avanzata delle attività ospedaliere (ambulatori e sale
operatorie).
3. Processi amministrativi: semplificazione e automazione delle attività burocratiche.
4. Gestione dei pazienti: miglioramento del flusso e dell’esperienza utente.

Queste innovazioni non solo aumenteranno l’efficienza, ma consentiranno anche di dedicare più tempo alla relazione umana con il paziente, elemento insostituibile nella cura.
L’integrazione dell’IA negli ospedali richiede un approccio sistemico per superare sfide cruciali:
• Qualità dei dati: attualmente molti dati sono incompleti o inaccurati, limitando il potenziale degli algoritmi di machine learning.
• Costi e sostenibilità: il finanziamento delle nuove tecnologie necessita di partenariati pubblico-privato.
• Sicurezza dei dati: la gestione e l’archiviazione sicura delle informazioni restano priorità assolute.
• Cultura organizzativa: è fondamentale diffondere una cultura del dato e sensibilizzare il personale sulla gestione dei flussi.

Il concetto di Smart Hospital si basa su un ecosistema integrato in cui tutte le tecnologie e i dati raccolti sono connessi per migliorare l’efficienza dei processi. Le potenzialità sono enormi: dalla gestione degli spazi e delle risorse alla logistica e alla personalizzazione dei percorsi di cura. In conclusione, l’intelligenza artificiale si configura come uno strumento chiave per l’evoluzione dell’ospedale del futuro, che sarà più flessibile, digitale e umano. Pur introducendo automazioni e miglioramenti, il valore della relazione empatica tra personale sanitario e paziente resterà centrale, garantendo un approccio equilibrato tra tecnologia e cura umana.

 

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