Riforma e Valorizzazione delle Professioni Sanitarie in Italia

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FAD Introduzione all’intelligenza artificiale in Medicina per il personale sanitario. II edizione

Intervento della Dr.ssa Mariella Mainolfi, direttrice generale delle Professioni Sanitarie e delle risorse umane del Servizio Sanitario Nazionale del Ministero della Salute presso la Commissione Affari sociali, nell’ambito dell’indagine conoscitiva in materia di riordino delle Professioni Sanitarie, Mercoledì 29 Gennaio 2025.

In Italia, il settore sanitario è caratterizzato da una crescente complessità dovuta alla diversificazione delle professioni e alla necessità di aggiornare le competenze per rispondere alle nuove esigenze della popolazione. Attualmente, sono riconosciute 31 professioni sanitarie, tra cui anche quella dell’osteopata, per la quale è in corso l’istituzione dell’albo professionale. Inoltre, esistono 51 tipologie di scuole di formazione medica specialistica, a cui si aggiunge il corso in medicina generale.

La questione delle risorse umane nel settore sanitario.

Uno dei problemi principali del sistema sanitario è la disponibilità di personale qualificato. Dal 2012 al 2022, il personale sanitario è aumentato di circa 27.000 unità (+7%), con un incremento significativo degli infermieri (+19.000). Tuttavia, le difficoltà persistono a causa di fattori quali l’invecchiamento della popolazione, il calo delle nascite e la ridotta attrattività delle professioni sanitarie, in particolare per quanto riguarda il corso di laurea in infermieristica, che registra solo 1,1 candidati per posto disponibile.
La minore attrattività del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) si traduce in difficoltà di reclutamento, soprattutto in specifiche aree geografiche e per alcune specializzazioni mediche.
Inoltre, le dimissioni volontarie e l’approssimarsi del pensionamento per una parte significativa degli infermieri (con età compresa tra 50 e 59 anni) pongono ulteriori sfide.

Strategie per la valorizzazione del personale sanitario.

Per affrontare queste problematiche, è fondamentale implementare strategie di valorizzazione del personale, non solo in termini economici, ma anche attraverso lo sviluppo delle competenze e la creazione di percorsi di carriera. Già oggi sono stati avviati percorsi di laurea magistrale specialistica per infermieri in tre aree chiave: critica, pediatrica e di famiglia e comunità.
Inoltre, l’Italia sta partecipando all’iniziativa “Nursing Action” promossa dall’OMS e dalla Commissione Europea per individuare strategie comuni per affrontare la carenza di infermieri.
Un altro aspetto cruciale riguarda la revisione dei profili professionali delle professioni sanitarie tecniche, riabilitative e della prevenzione. Attualmente, questi profili risultano frammentati, essendo stati definiti attraverso decreti ministeriali tra il 1994 e il 1998. L’obiettivo è individuare le competenze specifiche di ogni professione e quelle comuni all’interno delle quattro macro aree sanitarie definite dalla legge del 2020 e dal decreto del 2021.

Miglioramento della programmazione e del reclutamento.

Un ulteriore nodo da sciogliere è la programmazione dei fabbisogni formativi e assunzionali. Attualmente, il Servizio Sanitario Nazionale è vincolato da limiti di spesa sul personale. Tuttavia, si sta lavorando per superare queste restrizioni definendo standard minimi e massimi di personale, sia in ambito ospedaliero che territoriale. A questo proposito, il Ministero sta collaborando con ISTAT
per creare una banca dati sugli specialisti, utile per programmare con maggiore precisione il fabbisogno di medici.
Anche le procedure di reclutamento necessitano di essere snellite per rispondere più rapidamente alle esigenze del sistema. Parallelamente, è fondamentale migliorare le condizioni di lavoro, ridurre il carico burocratico e garantire maggiore sicurezza per il personale sanitario.

Revisione dell’assetto normativo e riconoscimento delle qualifiche estere.

Tra le riforme necessarie, vi è anche una revisione dell’ordinamento degli Ordini Professionali e della Commissione Centrale per gli esercenti le professioni sanitarie (CEPS). Questa commissione, che in passato gestiva solo sette professioni, oggi deve occuparsi di un numero molto più alto, con un arretrato di circa 900 ricorsi. Infine, un tema particolarmente delicato è l’esercizio temporaneo delle professioni sanitarie per i professionisti con titoli esteri. Attualmente, ogni regione adotta procedure di verifica diverse, senza una tracciatura unificata dei professionisti. Per garantire qualità e sicurezza, sarebbe opportuno istituire elenchi separati presso gli ordini professionali.

Conclusioni

Per rispondere alle sfide del settore sanitario, è necessario un riordino complessivo delle professioni sanitarie, che tenga conto delle esigenze di attrattività, formazione e condizioni di lavoro.
Un passo fondamentale potrebbe essere una legge delega che conferisca al Governo il mandato per attuare riforme strutturali, garantendo un servizio sanitario più efficiente e sostenibile.

 

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